venerdì 15 marzo 2013

È PRESTO PER CONSEGNARE CERNOBYL ALL’OBLIO - ЧЕРНОБЫЛЬ РАНО ПРЕДАВАТЬ ЗАБВЕНИЮ

Autore: N. Kovaleva
Luogo: Novozybkov
Data: 04.2006
Fonte: «Majak» (Novozybkov)
Tramite: Centro informazioni su Cernobyl «Radimici» e il liquidatore V.G. Kopejkin
Traduzione: S.F.

Автор: Н. Ковалёва
Место: Новозыбков
Дата: 04.2006 г.
Источник: «Маяк» (Новозыбков)
Через: Информационный чернобыльский центр «Радимичи» и ликвидатор В.Г. Копейкин
Перевод: С.Ф.



È PRESTO PER CONSEGNARE CERNOBYL ALL’OBLIO

Spettabile redazione!

Nel n. 9 del 1° marzo 2006 è stata pubblicata l’intervista al candidato in scienze economiche I.L. Abalkina. Questa pubblicazione ha suscitato nella nostra famiglia un’accesa discussione.

La signora Abalkina sostiene che «l’incidente ha avuto molti più effetti per le sue conseguenze sociali che non per quelle sulla salute delle persone che vivono nella zona contaminata». Lei ragiona come un politico. Per un uomo politico è evidente che le conseguenze sociali sono molto più importanti. Tuttavia, se la signora Abalkina vivesse nella nostra città, se lei e i suoi figli avessero tutta una serie di sei o sette malattie croniche, allora sarebbe interessante sapere cosa sia più importante per lei.

Lei fa riferimento solamente alle patologie della tiroide e non dice una parola sulle malattie dei sistemi cardio-vascolare e respiratorio e su quelle oncologiche. Non ci sono da noi?

Solo a leggere il titolo diventa subito chiaro che quest’articolo non promette niente di buono. Cernobyl diventa storia e, leggilo tra le righe, pure gli indennizzi diventano storia. Ne avete usufruito, ora basta. Ma facciamo un po’ di conti.

Io e mio marito abbiamo 33 anni. Di conseguenza quando successe l’incidente ne avevamo 13. Insieme a tutti gli altri scolari noi marciavamo alla parata del Primo maggio sotto gli ardenti raggi radioattivi. Il nostro organismo infantile stava entrando nella fase dello sviluppo sessuale, della neoformazione di tutti gli organi e i sistemi. I nostri genitori invece erano oltre i 30. Il loro organismo era già formato. Ma loro per tutti questi anni hanno potuto usufruire di tutti gli indennizzi, compresa la pensione. Il padre di mio marito a 55 anni è andato in pensione e da quattro anni si trova a godersi il meritato riposo. A noi invece ci aspetta la normale pensione d’anzianità come in tutta la Russia. Ma ci arriveremo poi vivi a questa pensione?

Io e mia mamma abbiamo le stesse identiche malattie, ci sentiamo male allo stesso modo, nonostante la differenza di età sia di più di vent’anni. Più di tutti le conseguenze di Cernobyl le subisce proprio la nostra generazione.

Come potrà mai a due persone malate nascere un bambino sano? Nostro figlio ha 12 anni, ma la sua cartella ambulatoriale del policlinico pediatrico ha già uno spessore di più di 5 centimetri.

Certamente, il museo di Cernobyl è una cosa molto importante. Ma è forse possibile che il museo sia più importante delle persone? Non sarebbe meglio indirizzare la propria frenetica attività a prendersi cura delle persone piuttosto che a conservare la memoria di «quel sistema politico-sociale»?

Ne risulta che io mi stia lamentando. Tuttavia in città circolano con insistenza voci sul fatto che il 2006 sia l’ultimo anno di validità degli indennizzi “cernobyliani”. E da nessuna parte nei mass media queste voci non vengono smentite, tanto che articoli di codesta fattura non fanno che accentuare il malcontento degli abitanti di Novozybkov.

N. Kovalëva
 

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